Non so se si e' notato, ma a me piace scrivere. Magari vi avevo gia' dato degli indizi... tipo il fatto che questo blog ha articoli chilometrici o che in pochissimo tempo ci sono gia' quasi 30 post. Scegliete voi qual' e' la prova piu' schiacciante.
In ogni caso, un piccolo test che volevo fare all' interno di questo mio diario digitale era di scrivere, tra un post nerdistico e l' altro, una piccola storiella a puntate. Per adesso non pretendo che diventi chissa' quale opera letteraria maxima; si tratta solo di un racconto diviso in capitoli relativamente lunghi.
Vi illustro brevemente alcuni elementi da sapere pre-lettura.
1) I capitoli saranno di una lunghezza superiore alla media dei miei post e non ho intenzione di dividerli in parti, almeno per ora. Vanno gia' bene cosi' come sono.
2) Il genere e' phantasy.. i nomi di luoghi sono puramente inventati, anche se spesso ispirati alla realta'.
3) Utilizzero' delle "immagini di repertorio"... non prendetele come l' esatta trasposizione di quello che vado a descrivere. Piu' che altro sono una sorta di "linea guida a figure".
Buona lettura!
RIVER
Capitolo 1: Un giovane
Il rumore dei sassi e
dei ciottoli frantumati dagli zoccoli era, nel silenzio generale, l' unico
suono che in quel deserto pieno di sabbia, pietre e sterpaglia provava ci fosse
ancora della vita. Anche osservando il paesaggio, secco e brullo come pochi,
sarebbe stato difficile scorgere la fonte di quei passi; ma un occhio attento,
com e' era quello dell' uomo che si ergeva su un grosso pendio roccioso, sarebbe
comunque riuscito a notare i cinque cavalli e rispettivi cavalieri che attraversavano
quella landa desolata.
Uno di loro, il piu'
giovane e inesperto, spezzo' la quiete:
"Avete sentito di
quel tizio che assalta le carovane dirette al fiume? Confesso' che un po' mi
spaventa l' idea di un bandito che uccide chiunque lavori per i pezzi grossi
provenienti da Pitts. Pare che gia' abbia sistemato altri tre gruppi diretti da
questa parte!"
Gli altri suoi
compagni lo guardarono con sguardo stanco e scocciato, uno di loro, un uomo un
po' robusto e con una folta barba bianca, gli rispose:
"E' per questo
che hanno assunto noi come esploratori, Hicks. Controllare che le carovane non incontrino
troppi pericoli fra la citta' e le terre di nessuno. Ci pagano per questo. Quando
abbiamo accettato di portarti con noi pensavamo avessi un po' piu' di
esperienza in merito.."
"Oh, Mr.Carlin,
l' esperienza c' e' l' ho mi creda.. e' solo che non voglio incontrare un
criminale cosi' pericoloso. Ho sentito addirittura che lavora da solo e che
cavalca uno di quegli strani animali..."
"Le Fenici?"
lo interruppe subito un altro di quegli scout... "Sono animali che si
vedono cosi' raramente da queste parti. Sarebbe assurdo che abbia davvero uno
di quei cavalli mistici che rendono immortali!" le sue parole avevano un
timbro piu' nervoso che convinto.
D' un tratto, si udi'
uno sparo tuonare nell' aria. Un suono fulmineo e improvviso che spavento' i
destrieri di quegli uomini e fece trasalire questi ultimi. Nessuno di loro era
stato colpito al momento... ma il loro avversario, il cecchino che li aveva presi
di mira, non aveva di certo finito i colpi.
"Scendete da
cavallo e copritevi!" disse Carlin: il tipo aveva tutta l' aria di essere
il capo. Gli altri non se lo fecero ripetere due volte e in pochi secondi tre
di loro, Hicks compreso, erano gia' a terra e si dirigevano verso alcune roccie
dietro le quali trovare protezione.
Il quarto non fece in
tempo. Non aveva ancora staccato i piedi dalle staffe che un altro colpo, piu'
preciso, lo prese in pieno sul petto, uccidendolo all' istante.
"E' lui! Vi dico
che e' lui! Quel bandito che cavalca la Fenice!" disse il giovane con aria
spaventata. Gli altri, con le pistole e i fucili in mano fissavano tesisssimi
le colline che circondavano quel deserto, nella speranza di vedere, anche di
sfuggita, il loro assalitore.
L' uomo che aveva
iniziato quell' attacco se ne stava ancora appollaiato sul pendio, guardando,
come un vero cacciatore, le sue vittime pervase dal terrore.
Era di carnagione
scura, un po' per il sole e un po' perche' era il suo colore naturale. Dagli
occhi, uno nero e l' altro di un innaturale color grigiastro, partivano due
striscie verticali di un rosso vivo che attraversavano le guancie. Un codino
lungo e scuro coronava il capo, mentre il torso era solamente coperto da un
poncho, lasciando le braccia che reggevano il fucile nude. Sulle gambe, dei
pantaloni giallo chiaro di stoffa.
Carico' il terzo
colpo.
Passarono due
lunghissimi minuti, prima che succedesse qualcosa. La tensione era quasi
tangibile ormai. D' improvviso, senza che nessuno dei 4 esploratori rimasti
potesse reagire, la terza pallottola aveva gia' lasciato il segno,
conficcandosi nella gamba di uno di loro e facendolo urlare dal dolore. Un
quarto sparo mise fine alle sue sofferenze, prendendolo dritto in testa.
"Ci vuole
ammazzare tutti quel bastardo.... io me ne vado!" grido' uno dei
superstiti scappando velocemente verso il suo cavallo.
"Fermo, e'
proprio quello che vuole!" esclamo' invano Carlin, ma fu troppo tardi'.
Prima venne ferito al
collo l' animale, che cadde rovinosamente a terra schiacciando il busto del
padrone, e subito dopo, piantando un altro colpo dritto in mezzo agli occhi del
di quest' ultimo, il killer termino' il lavoro.
Silenzio. Il signor
Carlin, l' unico rimasto vivo insieme al ragazzo, era pietrificato. Non sapeva
da dove provenissero i colpi, non aveva possibilita' di muoversi e scappare.
Non poteva fare nulla. Era quasi in stato di trance, tanto che non si accorse
che quel misterioso individuo che li aveva sterminati, stava venendo verso di
lui proprio in quel momento.
Camminava lentamente,
trascinando con la briglia un cavallo dallo strano manto chiaro.
Occhi celesti e
luminosi, criniera e coda verde acqua. Sembrava una creatura fantastica, fuori
da ogni immaginazione, ma piu' veniva vicina, piu' si notava che la sua
bellezza quasi mistica, nascondeva qualcosa di molto inquietante. La pelle non
era solamente chiara: sembrava cadaverica, quella di un animale morto da tempo,
mentre il suo sguardo era vitreo e inquietante, come se scrutasse l' animo di
chiunque gli si parasse davanti.
"Uccidimi.. e
prendi quello che abbiamo. Tanto sono solo provviste e qualche utensile da
quattro soldi." disse rassegnato il vecchio esploratore, notando che la storia del Cavaliere con la Fenice predone di carovane si era rivelata veritiera.
"OK. Ora che sono
morti tutti, puoi dirmi davvero cosa stavi andando a fare al fiume Missho.."
era la voce di Hicks, e subito dopo udi' alle sue spalle il suono di una
rivoltella che preparava una pallottola.
Carlin sbianco'.
Voltatosi noto' che quell' inesperta palla al piede che si erano trascinate fin
da Pitts adesso lo guardava con un sorriso soddisfatto stampato in volto e
soprattutto con un arma puntata contro di lui.
"Sai, odio quando
devo fare la parte del ragazzino piccolo e indifeso. Purtroppo, sapevo che
eravate alla ricerca di un braccio giovane e forte per questa impresa di
ricognizione. O meglio, i tuoi quattro compari lo erano.. perche' tu dai pezzi
da novanta li in citta' hai ricevuto tutt' altro ordine segreto, non e'
cosi'?" continuo' il giovane.
"River, credo di
aver visto qualcosa nella giacca del vecchio." disse l' altro bandito,
stupendo non poco Carlin, che fu costretto a tirare fuori cio' che nascondeva
in una tasca segreta. Il ragazzo doppiogiochista prese quel foglio di carta:
"Hachyen.. e' il nome dei nativi che guarda caso abitano proprio nelle vicinanze del Missho. Questa mappa illustra
in modo dettagliato la geografia della vallata dove sta la tribu' del mio socio..
non ha molto senso portarsi una cosa del genere quando si va a fare una
gita random nel deserto.." spiego' il giovane, il cui vero nome,
chiaramente, era River.
"Il tuo
obbiettivo era spiare la mia gente. La vostra razza si e' spinta a questo pur
di invadere le nostre terre?" disse con tono accusatorio il killer, che
difatto era solo un uomo che difendeva gli altri Hachyen.
Carlin aveva il cuore
in gola. Non aveva alcun modo per uscirne vivo e sapeva che quel traditore era
la causa di tutto cio'. La sua rabbia supero' la paura di morire.
"Bastardo
maledetto! Si', e' vero.. avevano promesso di darmi il triplo se avessi rivelato tutto il possibile su quei selvaggi! Mi chiedo solo come possa un ragazzino lavorare insieme a uno di loro!!" grido' con le ultime sue energie.
Non ricevette
neanche una risposta. River fece partire il colpo e il suo ostaggio si ritrovo'
accasciato a terra con un grosso buco sulla fronte.
"Il tuo primo errore
e' stato dire la parola 'selvaggio'. Chiamarmi 'ragazzino' il secondo ". E detto questo,
River si avvicino al nativo e sali' in groppa alla creatura mistica che aveva
accanto.
Lo Hachyen gli
consegno' una giacca chiara e un cappello. Sistemata la pistola alla
cinghia dei suoi lunghi pantaloni verde scuro, si rivolse all' amico:
"Bene, la mia
Fenice c' e', i vestiti pure.. manca qualcosa?" chiese ironicamente.
"L' eta',
direi." rispose quell' altro.
"Giusto"...
e in pochi secondi avvenne una trasformazione. Le gambe del ragazzo si
ingrossarono, il corpo si fece piu' grande e forte e il volto piu' maturo. Sul
viso vi era una bionda barba incolta e degli occhi corrucciati e solcati da
rughe tracciate dal sole e dal tempo.
"La gente che
vuole solo essere immortale non capisce che la cosa migliore in realta' e'
essere bambini, giovani, adulti e vecchi allo stesso momento. E per
sempre!" esclamo' mentre la sua Fenice, cominciava lentamente a galoppare.
"Jerome, ma
tu non te lo porti mai un cavallo?" domando' quel cavaliere senza tempo.
"Il cavallo l'
avete portato voi bianchi da noi, sarebbe contro i miei principi usarlo per
muovermi."
"Eppure prima hai
usato il fucile... quello lo avete inventato voi Hachyen per caso?"
"Una cosa e'
andare contro i miei principi.. un' altra e' usare le vostre stesse armi per
farvi fuori tutti. Quella e' una soddisfazione che non posso evitare di
togliermi!"
E con quella sadica
frase di Jerome, la discussione poteva dirsi conclusa. Ora, per il duo,
non restava che ritornare al villaggio Hachyen sulle rive del Missho.
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Se siete arrivati fino a qui significa che avete voglia di leggere. Il che e' un bene. Spero che come inizio vi soddisfi, io intanto, vado a letto.